Già oggi è possibile aumentare enormemente l’impatto dei vaccini sulla salute globale, usando gli strumenti a nostra disposizione. Gli sforzi dovrebbero concentrarsi in due aree:
- Immunizzare i bambini con gli attuali 11 vaccini contro le Malattie Infettive raccomandati dall’OMS.
Nonostante l’OMS raccomandi 11 vaccini, le immunizzazioni vengono tracciate principalmente tramite la copertura per DTP3 (3 dosi, vaccino combinato per difterite, tetano e pertosse). Nel 2013 la copertura registrata è stata dell’84%, che sembrerebbe indicare una missione quasi compiuta: in realtà 22 milioni di bambini rimangono privi di immunità (OMS 2015). Le percentuali di copertura per altri vaccini fondamentali, quali Hib e Rosolia si attestano solo intorno al 50%, mentre per il pneumococco ed i rotavirus, tra le maggiori cause di decesso al di sotto dei 5 anni di età (Unicef, OMS 2014), sono anche più basse, rispettivamente al 25% ed al 14% (Fig. 1).
Figura 1: Copertura globale (2013) per gli 11 vaccini consigliati dalla OMS
Oltre a spostare il target di prevenzione verso la prima infanzia, ed a ridurre la mortalità infantile attraverso una migliore pianificazione ed implementazione della prima serie di immunizzazioni, i neonati potrebbero beneficiare anche di più vaccini prima di stabilire la propria immunità. Durante questo periodo (tra i 4 ed i 6 mesi di vita), i neonati sono esposti a diversi agenti patogeni. Vaccinare le donne incinte durante il terzo trimestre contro queste malattie induce immunità nella madre e, tramite il trasferimento transplacentare di anticorpi, anche nel bambino (Rappuoli et al. 2014).
- Introdurre nel processo decisionale metodi capaci di valutare in pieno i benefici della vaccinazione, che vanno molto oltre l’infanzia fino alla maturità, con effetti positivi sia sulle comunità locali che sulle economie nazionali (Berkley 2014, Barnighausen et al. 2014)
Il contributo che forniscono i vaccini alla riduzione della povertà ed allo sviluppo economico e personale è molto sottostimato (Bloom 2015). In seguito a ricerche, è stata suggerita una correlazione tra aspettativa di vita e crescita annua del reddito pro capite. Bambini immunizzati e quindi protetti contro le risultanti disabilità godranno di miglior salute, avranno maggiori capacità cognitive durante lo sviluppo e periodi più lunghi di frequenza scolastica. I genitori potranno lavorare, invece di assistere il bambino malato, generando più reddito, risparmiando, e quindi aumentando il loro potere d’acquisto, con evidenti effetti positivi sullo sviluppo personale ed economico individuale, familiare e della comunità dove essi vivono (Berkley 2014). I risultati di alcune ricerche nelle Filippine hanno provato che le capacità cognitive dei bambini vaccinati, e quindi i loro risultati scolastici, miglioravano fino al 21% (Bloom 2015). Il peso mondiale delle malattie infettive non si riflette solamente nel numero di infezioni e morti che queste causano, ma anche nelle risultanti disabilità.
Per esempio, le malattie enteriche e diarree, oltre ad essere la seconda causa più frequente di morte dopo la polmonite, sono anche causa di ripercussioni e disabilità durature per i bambini e le loro famiglie. Gli alti tassi d’infezioni enteriche registrate nei paesi privi di risorse idriche sicure ed adeguati impianti igienici disturbano a tal punto le funzioni intestinali che si osserva fino al 43% di riduzione nella crescita, che affligge 1/5 dei bambini a livello globale e 1/3 dei bambini nei paesi a reddito medio o basso. Oltre alle ripercussioni in termini di salute, le risultanti disabilità permanenti e croniche hanno un impatto severissimo sulla capacità dei bambini di diventare economicamente indipendenti, con un grave impatto sullo sviluppo personale e la prosperità delle comunità a cui appartengono (Guerrant et al. 2013).
I vaccini non sono l’unica soluzione per lo sviluppo economico e la riduzione della povertà, ma di fatto il loro impatto è molto sottostimato: è necessaria un’analisi più dettagliata che possa correlare una più accurata copertura delle 11 vaccinazioni raccomandate con il contributo che possono offrire in termini di riduzione della povertà nei LMIC.